Gestirla efficacemente è difficile ma non impossibile se si sta alla larga dal “fai da te”
L’allergia al latte vaccino è tra le più comuni allergie alimentari del neonato, solitamente si presenta nei primi 3-5 mesi di vita e la vasta sintomatologia rende complicata la sua diagnosi. Molte mamme infatti faticano a riconoscere e ad interpretare i sintomi e non sempre si sospetta un’allergia al latte, anche perché questo alimento costituisce l’unica fonte di nutrizione per il bambino fino ai 4-5 mesi di vita.
La conoscenza dei più comuni sintomi, può aiutare ad ipotizzare che il piccolo possa essere affetto da un’allergia al latte, ma la gestione della stessa non può prescindere dalla supervisione del medico specialista. Innanzitutto bisogna distinguere tra due principali tipologie di allergie al latte:
quella IgE- mediata e quella non IgE- mediata.
La prima è caratterizzata dalla comparsa delle reazioni allergiche, subito dopo l’ingestione da parte del neonato, anche di piccoli quantitativi di latte e coinvolge diversi apparati: la cute (eczema, orticaria), l’apparato respiratorio (tosse, difficoltà respiratorie) e l’apparato gastro-intestinale (coliche, vomito, diarrea, stitichezza).
Nel secondo caso invece, i sintomi compaiono anche dopo ore o giorni dall’ingestione di latte e coinvolgono prevalentemente l’apparato gastro-intestinale.
Oltre che su una corretta interpretazione e comprensione dei sintomi, la diagnosi si basa anche su alcuni semplici test cutanei (Prick Test) o sul dosaggio delle IgE nel sangue. Tuttavia questi test non hanno una efficacia diagnostica assoluta e nei casi di diagnosi incerta l’unico test in grado di confermare definitivamente la presenza di un’allergia alimentare è il test di provocazione orale (TPO).
Una volta confermata l’allergia al latte, la strada da intraprendere è la sua sostituzione, nella dieta del bambino, con formule alternative quali: idrolisate, a base di aminoacidi, di soia oppure latti di altre specie animali. In alcuni casi, sotto la guida dello specialista, può essere tentata la strada della desensibilizzazione.
Nel caso in cui l’allergia si manifesti in seguito ad allattamento al seno, è possibile che l’allergia sia dovuta ad altri alimenti – assunti dalla mamma – che passano poi nel latte; in questo caso sarà la madre a dover allontanare l’allergene dalla propria dieta, continuando ad allattare al seno il bambino.
In molti casi, l’allergia al latte può essere superata con il tempo. Questo aspetto è importante, in quanto con una dieta priva di latte, si può andare incontro a gravi carenze nutrizionali, è fondamentale quindi essere seguiti da un nutrizionista fino alla reintroduzione del latte nella dieta. Il momento adeguato per la reintroduzione, varia a seconda del soggetto e può essere determinato attraverso analisi ripetute ad intervalli di 6-12 mesi.