Cani e gatti sono tra gli animali domestici in assoluto più diffusi ma sono anche portatori di allergeni. Uno studio americano (“Environmental Assessment and Exposure Control: A Practice Parameter”, publicato sulla rivista scientifica Annals of Allergy, Asthma & Immunology) ha individuato alcune buone pratiche per ridurre l’esposizione a questo tipo di allergeni.
Il primo e più ovvio consiglio, in caso di allergia al pelo di questi animali, è quello di tenerli lontani dalla camera da letto. Tra i consigli e le informazioni contenuti nello studio ci sono però anche alcune importanti precisazioni che smentiscono alcune false credenze su questo argomento. Per esempio è importante sapere che la lunghezza del pelo dell’animale non è in nessun modo indicativa della sua allergenicità e che attualmente non esistono prove dell’esistenza di razze completamente anallergiche.
Tornano ai consigli più legati al buon senso, tra le buone pratiche consigliate c’è naturalmente la frequente pulizia degli ambienti con un aspirapolvere adeguato e la rimozione dei tappetti, dove possono annidarsi facilmente e per lungo tempo gli allergeni.
È inoltre bene sapere che, in alcuni casi, l’esposizione precoce a questi allergeni (cioè nei primi tre mesi di vita) può aver avuto un effetto protettivo in alcuni individui, prevenendo la sensibilizzazione e l’insorgenza dell’allergia. Tuttavia le prove a sostegno di questa tesi non sono ancora sufficientemente forti e verificate per suggerire la presenza di un animale domestico come strategia di prevenzione.
Infine, una importante precisazione. Se è vero che non è difficile dimostrare che l’adozione di alcune buone pratiche (come l’uso di aspirapolvere con particolari filtri HEPA, il trattamento dei tappeti con prodotti chimici e il rivestimento dei materassi con materiali anallergici) riduce la presenza di allergeni è anche vero che è più difficile dimostrare che questa riduzione degli allergeni porti poi effettivamente ad un miglioramento delle condizioni di salute. Occorre considerare, infatti, che questo genere di allergeni sono ampiamente diffusi in ogni ambiente e che quindi è virtualmente impossibile evitare del tutto l’esposizione.
L’entità della riduzione di allergeni necessaria per ottenere un miglioramento delle condizioni di salute è attualmente oggetto di studio.
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