Brutte notizie per chi è allergico all’ambrosia: nei prossimi trentacinque anni i pollini di questa pianta saranno presenti nell’aria in quantità quattro volte superiori a quelle attuali.
La “colpa” di questa prolificazione ricade, secondo il team del progetto Atopica (Atopic diseases in changing climate, land use and air quality) che ha curato uno studio dedicato, per due terzi sui cambiamenti climatici e per un terzo sulle attività e gli spostamenti umani, che favoriranno la colonizzazione di nuove aree da parte di questa pianta.
I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Nature Climate Change”. Attraverso modelli numerici i ricercatori hanno simulato i cambiamenti climatici probabili sulla base delle quantità di gas serra previsti per gli anni futuri e hanno studiato la produzione di polline e la sua dispersione nell’aria.
Nel dettaglio, l’ambrosia tenderà a colonizzare sempre nuovi territori, spostandosi soprattutto verso il Nord e il Nord Est dell’Europa. L’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’aria, inoltre, favorirà lo sviluppo della vegetazione e, di conseguenza, anche quello dell’ambrosia.
C’è dunque da aspettarsi un aumento nel numero dei soggetti allergici. Gli aumenti della concentrazione di pollini sono previsti sia in zone dove ora l’ambrosia non è presente, come Francia settentrionale, Inghilterra meridionale, e Europa centro settentrionale, e sia nelle zone che già ospitano questa pianta altamente allergenica, come l’Italia, in cui le regioni più colpite sono Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Friuli.
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