Affrontare le allergie alimentari con un approccio olistico, che metta in campo le conoscenze e gli strumenti di professionisti di ambito medico e non medico. Questo l’obbiettivo principale di un meeting che si è tenuto a Roma nel mese di ottobre per trattare di allergie alimentari con la partecipazione di immunologi, allergologi, pediatri, gastro-enterologi, ma anche tecnologi alimentari, rappresentanti dell’industria, associazioni di pazienti di tutto il mondo ed esponenti di organizzazioni europee venuti a Roma con mandati legislativi.
Al 4° Food Allergy and Anaphylaxis Meeting è emerso che in Europa soffrono di allergie alimentari più di 17 milioni di persone: di queste i minori di 25 anni sono 3,5 milioni mentre l’8% ha un’alta esposizione al rischio di anafilassi (una grave reazione allergica che se non viene arginata in tempo può condurre il paziente anche alla morte). In Italia il quadro non è molto dissimile. 570 mila bambini e ragazzi fino ai 18 anni soffrono di allergie alimentari (di cui 270 mila fino ai 5 anni e 180 mila tra i 10 e i 18) e di questi 5 mila sono a rischio di anafilassi.
Ma oltre a rappresentare una minaccia per la salute pubblica, l’incremento delle patologie dovute a cause allergico-alimentari ha un costo non indifferente per le famiglie, per lo Stato e per l’economia più in generale. Da un lato, ci sono i costi diretti di gestione, come ‘l’acquisto di farmaci e di alimenti privi di allergeni (e quindi venduti ad un costo maggiore rispetto a quelli “tradizionali”), i ricoveri nelle strutture ospedaliere e le cure mediche specialistiche. Dall’altro, le giornate di lavoro perse (che pesano sia sul lavoratore, sia sull’azienda), le assenze da scuola e più in generale la perdita di produttività.
L’Accademia Europea dell’Allergia e dell’Immunologia Clinica (EAACI) ritiene fondamentale la semplificazione della legislazione, che dalla fine del 2014 impone di dettagliare in etichetta l’eventuale presenza di allergeni. I consumatori sono così riusciti ad evitare i prodotti con ingredienti problematici, ma allo stesso tempo, il proliferare di etichettature cautelative ha causato in alcuni soggetti una maggiore confusione e conseguentemente ridotto le loro opzioni di acquisto.
Sempre nel corso del meeting sono stati presentati i risultati di test di immunoterapia per allergie a latte vaccino, uovo e arachide e si è parlato della relazione tra la flora intestinale del nascituro e quella della madre, mettendo in risalto come il parto cesareo, in cui non c’è contatto tra il feto e la flora microbica vaginale, incrementi statisticamente l’insorgenza di malattie allergiche.