Esiste un legame diretto tra il polline di ambrosia e la febbre da fieno. Ma soprattutto esiste una connessione tra i mutamenti climatici in corso e l’aumento della sensibilità al polline di ambrosia.
Secondo una ricerca pubblicata dalla University of East Anglia in collaborazione con diversi istituti europei, le modificazioni in corso negli ultimi decenni nel clima del nostro pianeta starebbero provocando una maggior diffusione dell’ambrosia. Il polline di questa piccola erbacea però affligge milioni di italiani e di europei, provocando la febbre da fieno, una forma di rinite allergica, che si manifesta con una irritazione della mucosa degli occhi, del naso e delle vie respiratorie.
Alla proliferazione dell’ambrosia consegue un aumento della sensibilizzazione della popolazione europea, con una maggior incidenza laddove si trova (e si troverà) un maggior numero di piante: Ungheria, Balcani, ma soprattutto Germania, Polonia e Francia. In particolare in Francia e nel nord ovest dell’Italia, il periodo di fioritura si sta progressivamente anticipando a metà luglio (nelle aree più ad est e a nord invece i pollini si diffondono principalmente a partire da metà settembre).
Questo studio è pionieristico nella misura in cui fino ad ora nessun altro aveva cercato di misurare l’impatto dei mutamenti climatici sulle allergie da polline. E i risultati sono eclatanti. Incrociando le stime sulla diffusione nei prossimi anni del polline di ambrosia e i tassi di allergie per aree geografiche, il team di ricercatori ritiene che in Europa si possa registrare un aumento da 33 a 77 milioni del numero di soggetti sensibili al polline in questione da qui al 2050: una vera e propria emergenza sanitaria.
Una soluzione preventiva potrebbe essere quella del controllo sulla diffusione della pianta di ambrosia, che abbasserebbe i soggetti colpiti a 52 milioni, mentre in caso di diffusione maggiore di quella prevista fino ad oggi il numero degli allergici salirebbe a 107 milioni. Anche perché, ricordano gli studiosi, i mutamenti climatici intervengono anche sull’aumento di altre piante allergeniche.