Esistono dei batteri intestinali che da soli possono dirci, già dai primi mesi di vita, se il neonato soffrirà di asma negli anni successivi.
A dirlo sono i risultati di una ricerca condotta dal Canadian Healthy Infant Longitudinal Development (CHILD). Sono stati analizzati i campioni di feci di 300 bambini prima a 3 mesi e poi ad un anno di vita; l’obbiettivo era individuare quali batteri fossero presenti nella loro flora intestinale. Successivamente, la salute degli stessi bambini è stata monitorata in tre momenti successivi: a 1 anno, a 3 anni e a 5 anni, momento nel quale è possibile diagnosticare l’insorgenza dell’asma.
Cosa hanno scoperto i ricercatori? Nei soggetti, le cui feci all’età di 3 mesi presentavano bassi, o inesistenti, livelli di 4 tipi particolari di batterio – Lachnospira, Veillonella, Faecalibacterium e Rothia – venivano riscontrati segni premonitori dell’asma (difficoltà respiratorie ed allergie della pelle) all’età di un anno. Al contrario, i bambini con feci ricche degli stessi 4 batteri, ad un anno di vita non presentavano alcun segnale che facesse pensare all’insorgere di patologie respiratorie.
In laboratorio è stata poi testata la validità della scoperta. In un primo momento, con i campioni di feci di bambini di 3 mesi sono stati colonizzati gli intestini di alcuni topolini. I polmoni delle cavie si sono quindi infiammati, come conseguenza di un processo asmatico in corso. Ma nel momento in cui i ricercatori inoculavano una composizione dei 4 batteri negli intestini dei piccoli roditori, il rischio di sviluppare l’asma diminuiva sensibilmente o scompariva del tutto.
Questo filone di ricerca, che mira al riconoscimento precoce dell’asma e alla sua cura, è agli inizi e necessita, quindi, di ulteriori esperimenti e analisi approfondite. Ma quello che se ne può trarre fino ad ora è che una diagnosi precoce (entro i primi 100 giorni) dell’asma è possibile: e questo fa ben sperare, per il futuro, nel senso di una diminuzione dei rischi di asma tra i bambini e gli adulti.