Fino all’8% dei bambini e al 4% degli adulti presentano un’allergia alimentare.
Allergie alimentari e non
Gli allergeni alimentari che causano la maggioranza delle reazioni allergiche sono arachidi, noci, pesci e frutti di mare, uova, proteine del latte vaccino, soya, grano e sesamo.
Ma se parliamo di malattie allergiche in generale, allora includiamo anche la rinite allergica (febbre da fieno, allergia agli acari della polvere, dei cani e dei gatti), l’eczema e l’asma allergica. La popolazione toccata da questo genere di allergie è ben oltre il 30%.
Il bambino e l’allergia
La prima forma di allergia cui può andare in contro un bambino dalla nascita fino ai due anni di età è l’eczema. In un secondo momento, si osservano le prime manifestazioni di allergie alimentari.
Questi stessi bambini hanno infine un’alta probabilità di sviluppare negli anni successivi delle forme di rinite allergica o di asma.
Allergie nei genitori e … allergie nei figli
Non si tratta di disturbi ereditari, ma se uno dei due genitori è già colpito da dermatite atopica, allergia alimentare, asma o rinite allergica, allora il figlio avrà tra il 30 e il 40% di probabilità di sviluppare una malattia allergica. Se poi sono entrambi i genitori a soffrire o ad aver sofferto di disturbi allergici, la probabilità che anche il figlio ne soffra sale al 70 – 80%
Non si tratterà necessariamente della stessa malattia allergica dei genitori, ma di una delle quattro tipologie.
Allo stesso tempo però, dal 10 al 15% dei bambini con genitori senza precedenti allergici sviluppano comunque un’allergia.
Gravidanza, allattamento e alimentazione del bambino
Attenzione: la madre in gravidanza può mangiare ciò che desidera, senza per questo aumentare il rischio per il nascituro di sviluppare un’allergia alimentare.
Anzi, è stato provato che delle restrizioni alimentari durante la gravidanza possono provocare delle conseguenze sfavorevoli a livello nutrizionale per il bambino in utero.
Lo stesso discorso vale per l’allattamento: non vi sono particolari restrizioni alimentari per la madre che dia il suo latte al figlio. L’allattamento inoltre, per tutti i benefici che comporta anche a livello preventivo, va continuato il più a lungo possibile.
L’introduzione di cibi solidi e altamente allergenici non va ritardata. Come per l’inserimento nella dieta di tutti gli altri cibi solidi, anche gli alimenti potenzialmente allergenici possono essere dati a partire dai sei mesi di età del bambino e comunque a partire dal momento in cui il bambino può restare seduto da solo, riesce a mantenere la testa in posizione eretta ed è in grado di girare la testa quando non ha più fame.