L’allergia agli antibiotici della famiglia della penicillina (i cosiddetti “betalattamici”) è una condizione frequentemente riportata, tuttavia non tutti coloro che pensano di essere allergici a questa famiglia di antibiotici in realtà lo sono.
Spesso, infatti, reazioni non gravi (da esempio dei rash cutanei) che si verificano in concomitanza dell’assunzione di antibiotici vengono attribuiti a reazioni allergiche; tuttavia, il semplice fatto che vi sia una correlazione temporale non è la prova che il farmaco ne sia il responsabile.
I soggetti con allergia agli antibiotici betalattamici, che sono per l’appunto quelli della famiglia della penicillina, così come gli allergici ad ogni altra famiglia di farmaci, devono ovviamente stare molto attenti ed evitare l’assunzione dei farmaci che hanno causato reazione e dei loro similari.
In questi casi infatti, è assolutamente da evitare il fai-da-te: provare per conto proprio se il farmaco viene tollerato o causa una reazione potrebbe avere conseguenze anche molto gravi.
Un corretto percorso diagnostico allergologico, invece potrebbe aiutare a risolvere il problema.
Allergia alla penicillina aumenta il rischio di infezione post operatoria
È quanto emerge da una ricerca condotta dai ricercatori del Clinical Infection Diseases (Massachusetts General Hospital e Harvard Medical School di Boston), con l’obiettivo di osservare le relazioni tra antibiotico somministrato e infezioni a livello del sito chirurgico. Secondo i dati raccolti, chi si è dichiarato allergico alla penicillina avrebbe il 51% di probabilità in più di contrarre un’infezione post operatoria rispetto a chi non ritiene di essere sensibile al detto farmaco.
La spiegazione? In sostituzione della cefazolina (il farmaco più utilizzato in fase post operatoria), i pazienti hanno ricevuto la clindamicina, la vancomicina, la gentamicina o dei fluorochinolonici. E sarebbero stati proprio questi ad aumentare il rischio di contrarre una SSI (surgical-site infection, infezione nella zona oggetto dell’operazione chirurgica).
I dati dell’indagine
8.385 pazienti si sono sottoposti a 9.004 interventi chirurgici: artroplastica di anca o di ginocchio, isterectomia, chirurgia al colon, bypass alle coronarie, e ogni altro genere di intervento chirurgico.
Di questi, 922 pazienti ovvero l’11% del campione, hanno dichiarato una reazione alla penicillina (per un totale di 1.042 reazioni registrate). Secondo i ricercatori però solo in 5 casi la somministrazione dell’antibiotico avrebbe rappresentato veramente una controindicazione.
Negli altri casi, si sarebbe potuto procedere con la somministrazione di cefazolina, aumentando quindi la protezione da infezione della ferita chirurgica.
Le infezioni post operatorie: un disagio per il paziente e un costo per la Sanità
Oltre all’aspetto strettamente legato alla cura del paziente e alla prevenzione da infezioni, una logica economica sottende l’importanza di questi risultati.
Si pensi infatti che curare un’infezione post operatoria costa allo Stato (americano, in questo caso; ma il ragionamento può essere esteso ovviamente anche ai paesi dell’UE) dai 20.000 ai 25.000 dollari. Valutare invece la reale allergia alla penicillina costa da 40 a 1.247 dollari.
Ovvio, quindi, che la strada da percorrere, tanto per il bene del paziente, quanto per il risparmio della Sanità Pubblica, sia quello dello screening preoperatorio del soggetto da operare, in modo da valutare l’eventuale rischio della somministrazione di antibiotici della penicillina.
L’equipe medica, quindi, dovrà inviare il paziente “allergico” all’allergologo, che dovrà valutare tutti i fattori significativi, in particolare il tipo di reazione, la sua entità, il tempo intercorso tra l’assunzione del farmaco e la comparsa dei sintomi e un’eventuale storia familiare di allergie. Successivamente, un adeguato percorso diagnostico allergologico potrà aiutare a far luce sul problema.
Allergico agli antibiotici o ad altri farmaci? Parlane con il tuo medico, è bene agire per tempo.
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