La rinite è una patologia estremamente comune nella popolazione, e rappresenta la manifestazione più comune dell’allergia negli adulti. Tuttavia la classificazione delle varie forme di rinite è ben più complessa, e comprende sia le forme allergiche, che le forme infettive (il cosiddetto “raffreddore”) sia altre forme non allergiche né infettive. Un elemento da tenere bene in considerazione è che la rinite può inoltre essere espressione di una patologia lavorativa, proprio per l’esposizione professionale ad allergeni, agenti infettivi o sostanze tossiche.
La diagnosi comprende due fasi: nella prima si deve confermare la presenza della rinite, mentre successivamente è importante cercare di confermare l’agente causale (allergia, microbo o sostanza tossica). Se non si tratta di una forma allergica, ovvero se il prick test risulta negativo, questa seconda fase risulta assai difficoltosa, per l’assenza di metodiche diagnostiche validate e standardizzate. E’ di notevole importanza, quindi, la raccolta di una dettagliata anamnesi con particolare riferimento alla tempistica di insorgenza dei sintomi in relazione ai periodi di presenza e assenza al lavoro.
Le professioni maggiormente a rischio, sono i falegnami (la polvere di legno è altamente irritante e l’esposizione cronica può causare seri problemi), coloro che utilizzano vernici e solventi, gli addetti all’industria del cuoio, i fornai.
La terapia di solito non differisce molto da quella delle forme allergiche, tuttavia è di particolare importanza la detersione delle fosse nasali con frequenti lavaggi. Questo approccio, unito al corretto utilizzo di dispositivi di prevenzione individuali (mascherine facciali, ecc.) ed alla terapia farmacologica adeguata, generalmente permette di controllare la sintomatologia in maniera soddisfacente. I lavaggi nasali acquisiscono più importanza laddove non è possibile ridurre l’esposizione all’allergene o alla sostanza irritante, proprio come avviene spesso in caso di esposizione in ambiente lavorativo.